mercoledì 29 ottobre 2014

Alla GranDama non rompetegli le scatole

- Prof ti sei accorto di questo graffio?
- Eh eh... l'hai visto sì! (con orgoglio...)
- Che avrà fatto?
- Eh... devi sapere che la GranDama oggi s'è picchiata, al nido.
- Come s'è picchiata? Che vuol dire s'è picchiata?
- Quando sono andato a prenderla la maestra mi ha detto che si sono picchiate lei e un'altra bimba.
- Ma perchè? Insomma... come è successo?
- Ma niente.... GranDama era lì con una bambolina che giocava, è arrivata questa bimba e gliel'ha tolta di mano e lei non ha fatto nè tre nè quattro, senza piange nè niente ha preso e gli sè avventata
- Che significa gli s'è avventata?
- Che ha cominciato a picchiarla, l'altra s'è difesa e poi le maestre le hanno divise, una lite insomma, in piena regola
- Ah... E tu ne sei soddisfatto?
- Che ti devo dire... prima imparano a non rompergli le scatole e meglio è.

lunedì 27 ottobre 2014

A come Abbraccio

PiccolaPeste non è notoriamente una tenerona, è una di quelle bambine che alla domanda "Mi dai un bacino?" o "Dai un bacino a nonna/a zia/a chivipare" risponde "no" senza neanche tergiversare un po', di quelle che guai a toccargli la testa in modo affettuoso o fargli un versetto. Questo non significa però che non sia una bambina sensibile, anzi, la sua è una sensibilità profonda, nascosta da un carattere ruvido e indipendente. Ci sono dei momenti però in cui la sua corazza si incrina, momenti in cui gli occhi le si riempiono di lacrime, allora abbassa lo sguardo, spera di non essere vista, si nasconde e da sfogo ai suoi sentimenti. Ieri sera stava guardando un cartone "Daniel Tiger" niente di che... era ora di andare a letto e così mi sono avvicinata per accompagnarla al bagno a mettere il pigiama e ho visto gli occhi lucidi.
- Cate amore che c'è? Piangi?
- No...
(Lacrima che rotola...)
- Amore piangi, ti sei fatta male? Ti fa male qualcosa?
- No mamma, non sono lacrime di male
- Sono lacrime di tristezza? Sei triste?
- Uhh Uhh... No...
(si divincola... c'ho preso...)
- Senti che facciamo ora andiamo al bagno, ci laviamo, ci mettiamo il pigiama e tu piangi, ti sfoghi e poi mi dici cos'è che t'ha fatto piangere ok?
- No
(conoscendola lo prendo per un sì...)
- Allora cos'è che ti ha fatto diventare triste?
- Daniel Tiger
- Che gli è successo? Si è fatto male?
- Noooo! Non è una cosa di male ho detto!
- Allora gli è capitato qualcosa di brutto?
- Indovina...
- Forse si è perso e non trovava più la mamma?
- No
- Ha litigato con un suo amichetto?
- No non è una cosa brutta! E' una cosa che mi fa piangere!
(svariate ipotesi dopo...)
- Dammi un aiuto Cate...
- Inizia con la A.... come Abbraccio
- Ma gli abbracci sono belli
- No (ri-pianto) il suo babbo... l'ha abbracciato... ha abbracciato Daniel
- Ahhh ho capito (in realtà no....) ti ha fatto piangere che Daniel e il suo babbo si siano abbracciati!
- Sì
- Forse vuoi che anche babbo ti abbracci, come il babbo di Daniel?
- NO!
(lo prendo per un sì)
- Ok andiamo a letto...
Stamani il Prof è andato a svegliarla e questo è quello che ho sentito:
(risate)
- Noooo! Babbo!!! Ti ho detto vai via! (risate) Non mi abbracciare!(grandissime risate)Ho detto NO!

Lo prendo per un si?

venerdì 24 ottobre 2014

Passerà

È sempre stata uno scricciolo, ma adesso a vederla lì in quella grande stanza, sola, sembra ancora più piccola. Sua figlia è nel tappeto e gioca, serena e un po’ annoiata come tutti i bambini in quel tempo che precede la routine serale. Parla tormentando il laccio del cappuccio della felpa che indossa, il tono è neutro, fin troppo tranquillo, ma quel laccio e la voce che ogni tanto si incrina fanno capire chiaramente che quello è il tono che ha deciso di assumere, la maschera che ha deciso di indossare. Posso leggere benissimo oltre quella maschera perché è la maschera che almeno una volta nella vita, ognuno di noi ha indossato, la maschera della normalità. Una maschera dietro la quale si nasconde a seconda dei casi:  disperazione, sconforto, delusione, amarezza. Ma è quella maschera che ci permette di andare avanti, se non la indossassimo molto probabilmente cadremo vittime dei nostri sentimenti. Mentre parla vorrei fare qualcosa, vorrei dire qualcosa, non ci riesco. Posso solo ascoltare. Ascoltare come i sogni, i progetti, le certezze possono sgretolarsi come terra sotto i nostri piedi, sotto i piedi di ognuno di noi, anche di chi pensa “a me non può succedere” “a noi non succederà”. Invece succede. E non c’è niente di male, niente di così sbagliato, niente di così irrimediabile. Ma fa male comunque. E il dolore si percepisce, è ovunque, ti entra dentro e vorresti dirle che passerà, perché lo sai che passerà. Ma sei impotente, sopraffatta, come spesso accade, più dal dolore delle persone a cui vuoi bene che dal tuo, che a volte le cose sono più chiare viste da fuori ma altre no e ti colpiscono come un pugno in faccia e puoi solo restare in silenzio, ad ascoltarla, perché lo sapete entrambe che passerà.

mercoledì 15 ottobre 2014

Habemus dente...

GranDama, piccola di casa. Tu che hai sfatato tutti i luoghi comuni sui secondogeniti. Tu che fino ad 1 anno, cioè fino al 27 settembre scorso, non parlavi, non camminavi, non avevi neanche un dente in bocca. Tu che non volevi crescere se non nell'altezza e nel peso. Tu, che un sorriso vale più di 1000 parole. Tu che gattonando potevi arrivare sulla luna. Tu che riuscivi a mangiare gli spaghetti al pesto, il pollo arrosto e la bruschetta, usando solo le gengive. GranDama, piccola di casa. Tu che compiuto 1 anno è come se un interruttore invisibile fosse stato sbloccato. Tu che dapprima ti sei messa in piedi, poi hai mosso qualche timido passo, fino ad avere la quasi completa padronanza dei tuoi organi inferiori. Tu, che senza pianti, senza grida, ma con una quantità di cacca da far paura ad un elefante ed un sedere rosso da far invidia a un macaco, hai preannunciato l'arrivo del tuo primo dentino. Tu che adesso oltre a "Tata" (tua sorella) dici anche "Dadà" (per chiamare babbo), "Tello" (quando vuoi qualcosa) e "Nello" (il gatto di casa). GranDama, piccola di casa, che mi hai fatto ricredere sui neonati, io che credevo fossero tutte creature isteriche ed urlanti, io che già immaginavo notti insonni, Km percorsi in carrozzina, pappe buttate nel lavello. Tu che mi hai regalato un anno di sorrisi, di riposini beati con le tue guance paffute, di piatti spazzolati con solerzia. Tu che mi hai dato la possibilità di riscattarmi come mamma, io che tua sorella non vedevo l'ora che compisse un anno, io che adesso ripenso a questo anno con infinita tenerezza e già un po' di nostalgia.  

venerdì 10 ottobre 2014

Giornata delle Bandiere Arancioni



L'Italia è unica e meravigliosa, a renderla unica e meravigliosa è la varietà, varietà di cibo, di linguaggio, di geografia e la varietà della sua storia e dei suoi abitanti. Questa varietà si riflette nei suoi borghi. Io voglio celebrare quelli a me più vicini con questa sequenza di foto.

Nuovi status symbol mammeschi... se non hai l'asciugatrice non sei nessuno

Mammaparco1 - Ciao! Guarda ti saluto che devo svuotare l'asciugatrice sennò poi hai visto come diventano...
Mela - No... come?
Mammaparco2 - Sì dai... se non li togli e li pieghi subito si pigiano, poi tocca stirarli
Mela - Ah...
Mammaparco1 - Non mi dire che tu ancora stiri?
Mela - Ma veramente io non stiro e non asciugo... stendo e poi...
Mammaparco1 e 2 in coro (inorridite) - Stendi??? Come non hai l'asciugatrice?
Mela - No
Mammaparco1 - Beh per Natale sai cosa farti regalare
Mela - No è che non la voglio
Mammaparco2 - Non la vuoi??? Come sarebbe che non la vuoi? Ma la devi volere! Cioè... hai due figlie piccole... come fai?
Mela - Eh faccio... come sempre, lavo, poi stendo e poi...
Mammaparco2 - Ma stiamo in montagna! Se piove?
Mammaparco1 - Se nevica?
Mammaparco2 - I panni stesi ovunque...
Mammaparco1 - Mio Dio!!! L'odore di panni bagnati per casa...
Mammaparco2 - I termosifoni invasi...
Mela - Ma no, basta guardare il meteo, stendo quando c'è il sole o il vento e poi faccio meno lavatrici
Mammaparco1 - No no non esiste, fammi andare... ciao
Mammaparco2 - No guarda se la provi non puoi farne più a meno
Mela - Mah non so... è che a me il bucato steso fuori piace, sai quando lo ritiri e profuma di fresco... in fondo stiamo in montagna, posso capire in città ma da noi...
Mammaparco2 - No, non puoi essere una romantica così, hai due figlie piccole, praticità ci vuole!
Mela - Eh ma...
Mammaparco2 - Niente ma.

Morale della favola: se sei mamma DEVI avere l'asciugatrice :D

giovedì 9 ottobre 2014

Ancora iniziative in primo piano!

trenonatura-crete1

Il treno natura e il Monte Amiata, per info leggete qui.

martedì 7 ottobre 2014

PiccolaPeste sorella maggiore

- Mamma
- Sì tesoro dimmi
- Mamma, lo sai che io ad Annalisa voglio un sacco bene
- Beh certo... vorrei vedere è tua sorella
- Mamma ma io gli voglio proprio bene
(.....)
- Gli voglio bene come... come se fossi la sua mamma!


Mia nonna

Lei è seduta sulla sedia, ha gli occhi chiusi, le mani in grembo, la testa reclinata sul lato. Ormai da qualche mese la sua posizione preferita è questa, seduta. Lei che a sedere non ce la mettevi nemmeno se la legavi. Adesso sta seduta. E anche se non ha gli occhi chiusi è come se non ti vedesse, un velo le è sceso sugli occhi e ti guarda, ma non ti vede, certi momenti pensi: adesso mi ha vista, adesso dirà qualcosa che ha un senso e ci faremo due risate, buttandoci tutto alle spalle. Ma lei non ti vede, ti fissa, ti fa un sorriso, ma non ti vede e continua a guardarsi le mani o a lisciare la vestaglia. Sembra spenta, anche i suoi capelli sembrano spenti, quei capelli che erano sempre perfettamente in piega, sempre lucidi, sempre profumati, adesso sono spenti, come i suoi occhi. Lei è mia nonna, la mia nonnina, la mia forza. Vederla così mi fa male. Così immagino che dietro a quegli occhi chiusi lei sia già in un mondo bellissimo, dove lei è giovane e circondata dalle persone che sempre ricerca ultimamente, suo marito, suo fratello, i suoi genitori, suo nonno. Immagino che quando mi guarda senza vedermi e mi sorride, vede una sua amica d’infanzia e mi sorride con quei sorrisi carichi di speranza e ingenuità che solo la gioventù può. Non voglio pensare che sta morendo, voglio pensare che sta tornando dove è stata felice. E non mi importa se vuole mangiare la pasta col coltello e non gli riesce, se si mette la giacca al contrario o se insiste nel volersi infilare le scarpe di Caterina, non mi importa. Lei è mia nonna.

lunedì 6 ottobre 2014

Jobs

"A tutti i folli. I solitari. I ribelli. Quelli che non si adattano. Quelli che non ci stanno. Quelli che sembrano sempre fuori luogo. Quelli che vedono le cose in modo differente. Quelli che non si adattano alle regole. E non hanno rispetto per lo status quo. Potete essere d'accordo con loro o non essere d'accordo. Li potete glorificare o diffamare. L'unica cosa che non potete fare è ignorarli. Perché cambiano le cose. Spingono la razza umana in avanti. E mentre qualcuno li considera dei folli, noi li consideriamo dei geni. Perché le persone che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo sono coloro che lo cambiano davvero."

Ieri sera il film... Appena possibile il libro... 

venerdì 3 ottobre 2014

A volte ritornano... (nel lettone :))

E' l'una di notte e nel silenzio della casa un "mamma" sussurrato con una voce più tremolante del solito mi fa alzare di botto. Lei è lì nel suo lettino avvolta nel piumone, gli occhi lucidi. Non so se ha fatto un brutto sogno o cosa, non mi interessa neanche, mentre l'abbraccio lei mi indica la porta, capisco, le dico "vieni con mamma". Ci infiliamo nel lettone, l'abbraccio, piano piano sento che si rilassa, il respiro si fa regolare, ha ripreso a dormire, accanto a me come non succedeva da tanto, troppo tempo. Mi addormento anch'io, felice, l'ultimo pensiero è: sì è vero sta proprio crescendo... ma intanto.

giovedì 2 ottobre 2014

Mela 2.1

C’è aria di cambiamento nelle “stanze della Mela”… C’è voglia di leggerezza. Di prati verdi e cieli azzurri. C’è voglia di parlare di cose belle. C’è voglia di poesia e di immagini. C’è voglia di tornare a sognare con occhi nuovi quelli dei bambini perché…


Gli adulti non capiscono mai niente da soli ed è una noia che i bambini siano sempre eternamente costretti a spiegar loro le cose.” 
(Antoine de Saint Exuperie)