lunedì 4 aprile 2016

Cosa pretendiamo da un bambino di sei anni?

Prendo spunto da questo articolo di MammaFelice per parlare di un argomento che mi sta molto a cuore e cioè cosa pretendiamo dai nostri figli? Cosa pretendiamo non solo a 6 anni ma anche a 1 anno a 3… ve lo siete mai chiesti? Io me lo chiedo continuamente da quando è nata Caterina e ogni volta la risposta che mi do è sempre la stessa: da lei non pretendo ma PER lei pretendo la serenità! E questo è possibile tenendo presente due semplici regole: non bruciare le tappe e non limitare la loro autonomia. Apparentemente potrebbero sembrare due cose contrastanti ma vi è mai capitato di vedere dei genitori che pretendono che i figli di 2-3 anni si arrampichino sugli scivoli o sui vari giochi del parco anche se hanno un’evidente paura e poi al momento della merenda non gli fanno mangiare da soli uno yogurt per paura che si sporchino? Che messaggio ricevono questi bambini, in entrambi i casi si sentiranno inadeguati, da un lato perché non vogliono/possono fare qualcosa che i genitori desiderano dall’altro perché vorrebbero fare qualcosa che loro sanno di poter fare o hanno il desiderio di imparare a fare e gli viene detto che non ne sono capaci. In entrambe le situazioni non saranno sereni.

Quest’anno con l’ingresso in prima elementare di Caterina ne ho sentite di tutte. Dal devono imparare a leggere entro Natale, al devono imparare a fare i compiti da soli, al più generico responsabilizzarsi, mai nessuno che dicesse: vorrei semplicemente che mio figlio/a a scuola fosse sereno, che avesse intorno un ambiente stimolante ma alla sua portata, che impari ad affrontare con serenità le inevitabili frustrazioni che le novità comportano. Nessuno.

Io non sono un genitore infallibile, come mamma mi è preso lo sconforto più di una volta e non ho mai avuto la presunzione di fare bene ma ho sempre cercato di imparare, prima di tutto da chi ne sapeva più di me di bambini, le loro maestre. Quelle del nido specialmente per me sono state illuminanti! L’autonomia, il lasciarli fare, il dargli fiducia, il lasciare che sfoghino la frustrazione, io l’ho imparato da loro e continuo ad applicarlo. E pazienza se mia figlia invece che a Natale ha imparato a leggere per Pasqua, e pazienza se un venerdì si è dimenticata il libro dei compiti a scuola, non sono corsa a recuperarlo nonostante i suoi pianti, le ho spiegato che lunedì doveva dire alla maestra che si era scordata il libro e i compiti li avrebbe fatti quella sera e miracolo! Non è morto nessuno. Il lunedì è tornata a casa col libro e serenamente ha detto "la maestra a detto che va bene" e non se l’è dimenticato più. Serenità. Tranquillità. Sapere che se una cosa non ci riesce adesso non significa che non ci riuscirà mai, che se si sbaglia si può sempre rimediare anche se la cosa ci fa stare male, una soluzione c’è, che è lecito disperarsi ma poi bisogna sapere andare avanti.

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